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Giovanni Boccaccio, La brigata e la peste

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Videolezioni di Letteratura – Autori dal Trecento al Settecento

Videolezioni di Letteratura

Giuseppe Iannaccone spiega alcuni brani degli autori più importanti della letteratura italiana dal Trecento al Settecento.

  1. Giovanni Boccaccio, La brigata e la peste – Un martedì mattina del 1348, in una Firenze «d’abitatori quasi vota», nella chiesa di Santa Maria Novella si ritrovano per caso sette fanciulle e tre giovani, che decidono di lasciare la città devastata dalla peste per recarsi in campagna e trascorrere il tempo in maniera più amena che conoscono: raccontandosi delle storie. Cento storie, per la precisione, dieci per ciascuno. La situazione che Boccaccio descrive nella cornice narrativa del Decameron è incredibilmente vicina a quella che stiamo vivendo oggi in questo periodo di emergenza… Ma ancora più incredibile è la vividezza delle situazioni, dei personaggi e dei sentimenti che lo scrittore traccia nelle novelle.
  2. Ludovico Ariosto, Proemio dell’ “Orlando furioso” – Qualche secolo prima nessuno si sarebbe mai sognato di raccontare che un paladino tutto senno e devozione (a Dio e all’imperatore) come Orlando si sarebbe innamorato. Figuriamoci che sarebbe letteralmente impazzito per amore: «Dirò d’Orlando in un medesmo tratto / cosa non detta in prosa mai né in rima: / che per amor venne in furore e matto, / d’uom che sì saggio ero stimato prima». Il professor Iannaccone ci introduce nel labirinto narrativo del Furioso, presentandoci le «donne», i «cavallier, l’arme, gli amori» che muovono il prodigioso mondo ariostesco.
  3. Niccolò Machiavelli, In che modo i principi devono tener fede alla parola data – «Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere, e chi rifiuta di essere scandalizzato è un moralista, il cosiddetto moralista». Lo afferma Pier Paolo Pasolini in un’intervista nel 1975, ma ben prima di lui Niccolò Machiavelli si lascia guidare da questa convinzione nella sua lucida analisi della società e della politica. Giuseppe Iannaccone ci mostra in che modo si mettono a fuoco – con cinismo, sì, ma con realismo – le doti che deve possedere un principe.
  4. Torquato Tasso, Proemio della “Gerusalemme liberata” – Di che cosa parla la Gerusalemme liberata? Della conquista di Gerusalemme a seguito della prima crociata, si potrebbe rispondere in due parole. Ma c’è molto di più, come spiega Giuseppe Iannaccone rileggendo il Proemio del poema: ci sono un esercito cristiano e uno musulmano capitanati da due leader carismatici (Goffredo di Buglione e Aladino); c’è una maga ammaliante e pericolosissima (Armida), capace di far deviare dalla battaglia anche i paladini più arditi (Rinaldo); c’è una bionda guerriera saracena dal cimiero a forma di tigre (Clorinda) e un principe cristiano di lei follemente innamorato (Tancredi). E poi, ci sono Dio e Satana che si fronteggiano e che portano il “meraviglioso” in un poema che a colpo d’occhio sembrava voler raccontare solo un pezzo (noiosissimo?) di storia. 
  5. Carlo Goldoni, I due libri su' quali ho più meditato – Se controlli i programmi dei maggiori teatri di prosa di oggi, scoprirai che quasi sempre è presente una commedia di Carlo Goldoni, sia essa La locandiera, La bottega del caffè o Arlecchino servitore di due padroni. Credi che la scelta sia dettata da un certo gusto antiquario o da un doveroso ossequio alla tradizione? Giuseppe Iannaccone ti dimostrerà che i testi del veneziano Goldoni vengono ancora rappresentati perché sono capaci come pochi di dissacrare i vizi e le manie delle persone. 
  6. Giuseppe Parini, La vergine cuccia – Come si rappresenta in maniera efficace la decadenza morale di un’aristocrazia devota solo alla ricchezza e all’immagine? Come si descrive l’universo frivolo e autoreferenziale di un “giovin signore”? Con una feroce invettiva? Parini sceglie un’arma ben più potente: l’ironia. Con quali meccanismi, lo spiega Giuseppe Iannaccone rileggendo questo famosissimo passo del Giorno, in cui si deride l’assurda ipersensibilità di una dama, tanto piena di attenzioni e di morbosa empatia per la sua «vergine cuccia» quanto indifferente alla miseria dei suoi servi.
  7. Vittorio Alfieri, Sublime specchio di veraci detti – «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli». Quante volte ti è stato ripetuto questo motto per esprimere l’intransigente impegno verso sé stessi, quando si intende conseguire un risultato? È proprio con questa frase che, in una lettera del 1783 indirizzata a un amico poeta, Vittorio Alfieri sottoscrisse il suo fermo impegno di compiere ogni sforzo possibile per diventare un autentico autore tragico. Ma chi era questo personaggio dalla titanica volontà e, parimenti, da un’indomabile passionalità e irrequietezza, che amava viaggi e donne? Lui stesso si racconta nella celebre Vita di Vittorio Alfieri scritta da esso stesso, ma anche nel sonetto che Giuseppe Iannaccone ci presenta in questa videolezione.

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